Archivio mensile:Luglio 2013

Migliora la memoria del 20% con gli omega-3

Uno studio pubblicato recentemente sull’American Journal of Clinical Nutrition ha dimostrato che gli omega-3 (in particolare il DHA) migliorano considerevolmente la memoria.

Lo studio è stato effettuato su 176 persone con età compresa tra i 18 ed i 45 anni.

Il gruppo dei volontari che ha assunto integratori di omega-3 per 6 mesi ha migliorato in modo significativo le perfomance mnemoniche.

Gli uomini hanno migliorato del 20% le prestazioni della memoria a breve termine, mentre le donne hanno manifestato benefici soprattutto sulla memoria a lungo termine.

Questa scoperta rinforza precedenti studi nei quali era stato evidenziato come gli omega-3 proteggono il cervello dall’invecchiamento precoce e aiutano a prevenire malattie degenerative come l’Alzheimer.

Ti ricordo che gli integratori di omega-3 A-M B-Well contengono omega-3 DHA nella forma di trigliceride naturale (TG) ad alta biodisponibilità.

Fonte in inglese: American Journal of Clinical Nutrition

 

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Omega-3 alternativa agli antidolorifici

Un nuovo studio condotto dall’Università di Duke ha fatto emergere un ulteriore effetto positivo dell’olio di pesce per la salute, ovvero quello di proteggere dalle neuropatie croniche provocate da lesioni o interventi chirurgici altamente invasivi.

In particolare, i ricercatori statunitensi coordinati dal professor Ru-Rong Ji hanno scoperto che un derivato dell’acido docosaesaenoico (DHA, un Omega-3), ha specifiche funzioni antidolorifiche e capacità di ridurre il gonfiore nelle zone lese in test di laboratorio su cavie.

Il derivato dell’Omega-3 è la neuroprotectina D1, che già in passate ricerche aveva dimostrato di essere in grado di proteggere da malattie neurodegenerative come la Corea di Huntington o il Morbo di Parkinson.

“Questo composto derivato dagli Omega-3 – sottolinea il dottor Ru-Rong Ji – si trova comunemente nell’olio di pesce, ma è 1000 volte più potente dei suoi precursori nella capacità di ridurre le infiammazioni“.

“Il dolore cronico – prosegue lo studioso – derivante da importanti procedure mediche come le amputazioni o gli interventi di chirurgia toracica o del seno è un problema davvero molto serio. Attualmente si contrasta con oppiodi ed antidolorifici di vario genere, che tuttavia possono portare alla dipendenza e persino alla distruzione dei nervi sensoriali, per questa ragione si tratta di una scoperta molto importante“.

Fonte in inglese: Annals of Neurology

 

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Gli omega 3 proteggono dallo stress

Un nuovo studio della Michigan Technological University pubblicato dall’American Journal of Physiology, ha aggiunto un ulteriore valido motivo per l’assunzione di olio di pesce: secondo questa nuova ricerca gli omega-3 proteggono il cuore in situazioni di stress.

I ricercatori hanno fatto assumere un supplemento di nove grammi di olio di pesce al giorno per due mesi a una parte di un gruppo di 67 persone, mentre il resto riceveva un placebo (una sostanza inerte).
Al termine del periodo i gruppi sono stati sottoposti a un test per indurre stress mentale, e nel frattempo venivano misurati diversi parametri legati allo stress cardiaco.
Per il gruppo che aveva assunto omega-3 gli indicatori dello stress, dal battito cardiaco all’attività dei muscoli simpatetici, sono risultati minori.

“I dati supportano ed estendono la crescente evidenza che l’olio di pesce, e gli omega-3 in particolare, possono avere importanti benefici nel controllo neurale cardiovascolare degli esseri umani”, ha detto il Prof. Carter, che ha condotto lo studio.

“Nella società frenetica di oggi, lo stress è certo come la morte e le tasse”, ha aggiunto. “Inoltre, le nostre abitudini alimentari sono peggiorate.
Questo studio dimostra che l’olio di pesce può essere di beneficio per la salute cardiovascolare, soprattutto quando siamo esposti a condizioni di stress.”

Carter ha offerto un ultimo consiglio: “Se non lo fai già, prendi in considerazione la supplementazione di olio di pesce, oppure mangia spesso cibi naturali ad alto contenuto di acidi grassi omega-3.”

Fonte in inglese: The American Physiological Society

 

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