
L’infiammazione cronica è una delle firme molecolari del cancro. Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha cominciato a indagare come alcuni nutrienti, in particolare gli acidi grassi omega-3, possano influenzare questo processo, aprendo la strada a un nuovo approccio nutrizionale di supporto alle terapie oncologiche. Un recente studio dell’Università La Sapienza di Roma ha gettato nuova luce su questa ipotesi, concentrandosi sul ruolo del DHA (acido docosaesaenoico), un omega-3 marino dalle proprietà anti-infiammatorie particolarmente interessanti per le pazienti con cancro al seno.
Omega-3 e tumore al seno: una connessione da esplorare
Il cancro al seno è la neoplasia più comune tra le donne, con circa 2,3 milioni di nuovi casi ogni anno nel mondo e oltre 55.000 diagnosi solo in Italia. Nonostante i progressi nella terapia oncologica, la ricerca di strategie complementari resta una priorità, specialmente se possono migliorare la qualità della vita delle pazienti e supportare i naturali meccanismi di riparazione dell’organismo.
In questo contesto si inserisce l’indagine condotta dal team romano, che ha studiato gli effetti di un’integrazione a base di DHA su un gruppo di donne con tumore al seno, evidenziando risultati molto promettenti, soprattutto per chi presenta specifiche mutazioni genetiche nei geni BRCA1 e BRCA2.
Cosa sono le resolvine e perché contano nel cancro
Il DHA è noto per favorire la sintesi delle cosiddette resolvine, in particolare D1 e D2: molecole bioattive che l’organismo produce per risolvere l’infiammazione in modo fisiologico e selettivo. A differenza dei comuni farmaci antinfiammatori, che sopprimono il processo in modo indiscriminato, le resolvine regolano e guidano la risoluzione dell’infiammazione, permettendo al corpo di ristabilire l’equilibrio tissutale senza interferire con i processi immunitari utili.
Nel contesto oncologico questo è particolarmente rilevante, poiché l’infiammazione cronica può promuovere la progressione tumorale, favorendo la crescita delle cellule maligne, l’angiogenesi (formazione di nuovi vasi sanguigni) e persino la metastasi.
I risultati dello studio: il profilo genetico fa la differenza
Nello studio, le partecipanti hanno assunto uno sciroppo al gusto fragola contenente il 10% di DHA. Dopo 10 giorni di integrazione, i ricercatori hanno misurato i livelli plasmatici delle resolvine D1 e D2.
I risultati sono stati chiari:
- Le pazienti con mutazione BRCA1 o BRCA2 hanno mostrato un incremento del 185% della resolvina D1 e del 101% della resolvina D2.
- Le pazienti senza mutazioni, pur avendo una storia familiare di cancro, non hanno mostrato aumenti significativi.
Secondo il prof. Maurizio Muscaritoli, Senior Author dello studio, questo suggerisce che l’efficacia dell’integrazione con DHA dipende dal profilo genetico e dal sottotipo tumorale. Si apre così la possibilità di un approccio personalizzato alla nutrizione in oncologia.
Nutrizione e oncologia: un binomio sempre più integrato
“Questo studio rappresenta un passo importante nell’evoluzione della medicina di precisione applicata alla nutrizione clinica” – afferma il prof. Alessio Molfino, prima firma della ricerca. Non si tratta di sostituire le terapie tradizionali, ma di affiancarle con interventi nutrizionali mirati, in grado di agire a livello molecolare per migliorare l’efficacia delle cure e il benessere complessivo delle pazienti.
Cosa significa tutto questo per chi combatte il cancro?
Siamo ancora nelle fasi preliminari, e lo studio richiede ulteriori conferme su campioni più ampi. Ma le implicazioni sono importanti: se validati da ulteriori ricerche, questi risultati potrebbero portare allo sviluppo di protocolli nutrizionali personalizzati per le pazienti oncologiche, basati non solo sul tipo di tumore ma anche sulla genetica individuale.
Nel frattempo, l’integrazione con omega-3 DHA di alta qualità e origine certificata, come quelli utilizzati in questo studio, può essere presa in considerazione – sempre sotto supervisione medica – come supporto nutrizionale intelligente nella gestione dell’infiammazione cronica.
Ogni capsula di Omega-3 A-M B-Well contiene 200 mg di Omega-3 di tipo DHA in forma TG (trigliceride naturale ad alta biodisponibilità) con certificazione indipendente IFOS.
Fonti scientifiche:
- Studio pubblicato su Cancers (2025): link all’articolo
- Agenzia ANSA: link all’articolo