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Omega-3 e prostata: olio di pesce rallenta il tumore

Una dieta ricca di Omega-3 e povera di Omega-6 potrebbe rallentare la crescita del tumore alla prostata negli uomini in sorveglianza attiva, secondo i risultati di un recente studio clinico.

L’interesse verso gli Omega-3, in particolare quelli contenuti nell’olio di pesce, non accenna a diminuire. Questi acidi grassi essenziali, già noti per i loro benefici cardiovascolari e antinfiammatori, oggi si trovano al centro di una nuova promettente frontiera: il supporto nella gestione del cancro alla prostata in fase iniziale.

Uno studio che fa parlare

Il tutto parte dal CAPFISH-3, uno studio clinico di fase 2 presentato nel 2025 all’American Society of Clinical Oncology Genitourinary Cancers Symposium e condotto dall’équipe del Dr. William Aronson presso la UCLA (University of California, Los Angeles). L’obiettivo? Valutare se modificare la dieta possa influenzare l’evoluzione del cancro alla prostata nei pazienti sottoposti a sorveglianza attiva – ovvero un monitoraggio attento e regolare, senza interventi invasivi immediati.

Omega-3 vs Omega-6: una questione di equilibrio

Molti alimenti della dieta occidentale – in particolare quelli fritti, processati e ricchi di oli vegetali industriali – sono carichi di Omega-6, che in eccesso possono favorire uno stato pro-infiammatorio. Gli Omega-3, invece, abbondanti in alimenti come salmone, tonno e nei supplementi di olio di pesce, hanno proprietà antinfiammatorie e potenzialmente antitumorali.

Il trial ha coinvolto 100 uomini con cancro alla prostata a basso o intermedio rischio. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno ha mantenuto la dieta abituale, mentre l’altro ha seguito per un anno un regime alimentare povero di Omega-6, ricco di Omega-3, con l’aggiunta di 2,2 grammi al giorno di olio di pesce.

Risultati incoraggianti: -15% nella proliferazione tumorale

Il principale parametro osservato è stato il Ki-67, un biomarcatore che misura la velocità di proliferazione delle cellule tumorali. Dopo 12 mesi:

  • Il gruppo a dieta mirata ha registrato una diminuzione del 15% del Ki-67.
  • Nel gruppo di controllo, invece, si è osservato un aumento del 24% dello stesso indice.

La differenza tra i due gruppi è risultata statisticamente significativa.

Nessun effetto collaterale grave, ma qualche precauzione

Nel gruppo con dieta a base di Omega-3, alcuni pazienti hanno lamentato disturbi gastrointestinali (nausea, diarrea), portando quattro di loro ad abbandonare lo studio. Non sono stati rilevati cambiamenti significativi in altri marcatori della malattia, come il PSA o il punteggio di Gleason, ma la riduzione del Ki-67 suggerisce un effetto specifico sulla proliferazione cellulare.

Cosa significa tutto questo?

Anche se i risultati non bastano ancora per proporre una dieta ricca di Omega-3 come trattamento standard, lo studio apre nuove prospettive per chi desidera intervenire in modo proattivo, ma non invasivo, nella gestione del tumore alla prostata. Una strategia nutrizionale mirata, guidata da un nutrizionista esperto, potrebbe diventare parte integrante della cura personalizzata.

Secondo gli autori dello studio:

“Questo approccio potrebbe rappresentare un’opzione semplice, accessibile e priva di effetti collaterali gravi per ritardare la progressione del cancro. Ma sono necessari studi più ampi per confermarne l’efficacia a lungo termine.”

Conclusioni

L’alimentazione si conferma ancora una volta un fattore chiave nella prevenzione e nel controllo delle patologie croniche, inclusi alcuni tipi di tumore. Gli Omega-3, specialmente quelli assunti attraverso olio di pesce di alta qualità, mostrano un potenziale interessante anche in ambito oncologico.

Gli Omega-3 contrastano il tumore alla prostata

omega3-prostataGli Omega-3 rallentano la progressione del tumore alla prostata. A questa conclusione e’ giunto un team di ricercatori dell’ Università del Quebec (Canada) in uno studio, pubblicato sulla rivista Cancer Prevention Research.

Il cancro alla prostata e’ il tumore piu’ frequente nell’uomo, rappresenta circa il 30% delle neoplasie.

La ricerca scientifica canadese, condotta su 48 uomini affetti da tumore alla prostata a basso rischio, ha mostrato come una alta concentrazione di Omega-3 EPA nel tessuto prostatico fosse correlata ad un rallentamento del tumore.

In altre parole, la presenza di Omega-3 EPA nel tessuto della prostata e’ associata ad un ridotto rischio di progressione del cancro.

Lo studio inoltre ha confermato che per molte persone l’assunzione di Omega-3 è spesso insufficiente e non raggiunge le dosi minime consigliate.

Ma per evitare che assunzioni prolungate di Omega-3 possano avere ripercussioni sulla tua salute, devi scegliere integratori ultrapurificati,di qualità farmaceutica e certificati IFOS 5 stelle.

Fonte: American Association for Cancer Research

 

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L’Olio di Pesce combatte il cancro alla prostata

Una alimentazione povera di grassi saturi ma ricca di acidi grassi Omega-3 aggiunti con integratori è in grado di ridurre la velocità di crescita del tumore alla prostata.

Gli autori dello studio pubblicato sul Cancer Prevention Research Journal suggeriscono che il meccanismo sia legato alla soppressione dell’infiammazione da parte degli acidi grassi Omega-3.

Lo studio ha coinvolto pazienti affetti da tumore alla prostata in attesa di intervento chirurgico. Questi sono stati divisi in due gruppi di cui uno libero di mangiare una tipica dieta occidentale e l’altro vincolato ad una dieta con solo il 15% di grassi e 5 grammi di omega 3 aggiunti quotidianamente con degli integratori.

I soggetti che assumevano integratori di Omega-3 avevano in effetti concentrazioni più elevate di Omega-3 (acido eicosapentanoico EPA e docosaesanoico DHA) nelle membrane cellulari e presentavano una ridotta proliferazione cellulare prostatica.

William Aronson (nella foto sopra), professore di urologia clinica del Jonsson Comprehensive Cancer Center e primario di urologia oncologica del West Los Angeles Veterans Affairs Medical Center di Los Angeles ha dichiarato: “Aver osservato che una dieta povera di grassi saturi ma ricca di Omega-3 può ridurre la velocità di replicazione delle cellule prostatiche tumorali è importante perché é proprio la velocità di replicazione cellulare a determinare la progressione e l’aggressività del tumore.
Minore è la replicazione e minore sarà il rischio che il tumore si diffonda fuori dalla prostata. Siamo davvero quello che mangiamo e il nostro studio suggerisce che le modificazioni alimentari possono incidere sulla biologia del tumore prostatico”.

(Photo credit: UCLA)

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Gli Omega-3 riducono il rischio di cancro della prostata

Degli effetti benefici degli omega 3 se n’è già parlato molto, ma probabilmente c’è ancora molto da scoprire su come agiscano e quali possano essere tutte le aree di applicazione. Una di queste riguarda la protezione sul temibile cancro alla prostata che, oggi, si arricchisce di una nuova importante scoperta.

La notizia giunge dai ricercatori statunitensi dell’Università della California a San Francisco, i quali hanno dichiarato che “precedenti ricerche hanno dimostrato una protezione contro il cancro alla prostata, ma questo è uno dei primi studi per dimostrare la protezione avanzata contro il cancro alla prostata e l’interazione con il gene della COX-2″
I ricercatori hanno eseguito un’analisi su 466 uomini con diagnosi di carcinoma della prostata aggressivo e 478 uomini sani. Di questi ne è stata valutata e controllata la dieta.

Il gruppo di uomini che hanno consumato molti acidi grassi omega-3 a lunga catena ha mostrato un 63% di riduzione dei rischi di cancro alla prostata aggressivo rispetto agli uomini che hanno assunto basse dosi di omega 3. I ricercatori hanno poi valutato l’effetto degli omega-3 tra gli uomini con la variante in rs4647310 COX-2, un noto gene infiammatorio.

Dai risultati è emerso che gli uomini che presentano una basso livello di omega-3 e questa variante hanno più di cinque volte un maggiore rischio di cancro alla prostata avanzato. Invece gli uomini con un elevato apporto di acidi grassi omega-3 hanno mostrato una sostanziale riduzione del rischio.

Fonte: “La Stampa” 26/3/2009

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